Come mio primo contributo su questo blog vorrei offrire
ai lettori una riflessione che riguarda una materia che conosco abbastanza e
per la quale ho studiato e mi sono laureato già nel lontano 1982: l’Architettura.
Intesa come disciplina che riguarda la realizzazione di spazi per l’uomo in
armonia con l’ambiente, artificiale e naturale (i quali dovrebbero essere
complementari ma spesso sono in contrasto forte tra loro, proprio a causa
dell’architettura). Le nostre città (ambienti artificiali in quanto creati
dall’uomo) si devono, oggi più che mai, confrontare direttamente con l’ambiente
naturale, sia per quanto riguarda lo spazio ancora disponibile e libero da
cementificazione che andrebbe salvaguardato e consumato il meno possibile, sia
per quello più direttamente interconnesso con il tessuto urbano che deve essere
curato e integrato come parte essenziale, direi vitale delle nostre città. Il
concetto per il quale l’architettura italiana si è distinta, nei secoli e nel
mondo, come la migliore in assoluto è quello che ha caratterizzato
l’integrazione totale tra funzionalità e libertà creativa, eleganza e rigore
assoluto nel rapporto tra la forma e contenuto. Dalla genialità delle
architetture nuragiche, ai primi nuclei urbani, all’architettura romana, poi
medievale (ancora vive in alcuni dei nostri centri storici) fino alle straordinarie realizzazioni del
Rinascimento che tuttora costituiscono per la nostra cultura nel mondo un
marchio di qualità e ingegno ineguagliato. L’Italia ha conosciuto una
modernità, dal Barocco al Movimento moderno ( senza tralasciare alcune
meraviglie realizzate persino in epoca fascista ) che è stata ed è ancora un esempio di
intelligenza creativa al servizio dell’uomo come in pochi altri paesi del
mondo. Eppure, nonostante questi presupposti e questo curriculum invidiabile di
bellezza e capacità progettuale da far invida al mondo intero, nelle nostre
città si continua a progettare e a costruire con una sciatteria, un
pressapochismo e una mancanza di creatività e qualità che poco hanno da farsi
invidiare e che molto invece avrebbero da apprendere, guardando a cosa e come
si costruisce in questo momento in altre parti del mondo. Come mai siamo
passati da tanta bellezza a tanta bruttezza? Come è possibile che le nostre
città più belle, tra le più belle al mondo come struttura urbanistica e
patrimonio edilizio fino all’inizio del secolo scorso, siano oggi classificate tra le più brutte per quanto
riguarda lo sviluppo urbanistico delle periferie, la cementificazione
incontrollata delle zone ancora edificabili, la conservazione e la fruibilità
dei centri storici, la crescita incontrollata dei fattori inquinanti? Colpa
delle scuole di architettura? Della politica edilizia? Della politica in
generale? Della società dei consumi, sempre più ignorante e dunque più sprecona
e indifferente ai problemi dell’ambiente urbano? Di chi è la responsabilità di
questo crollo verticale della qualità delle nostre città, trasformatesi
progressivamente, negli ultimi anni, in un agglomerato informe di costruzioni
vecchie e nuove in cui si mescola il bello e il brutto senza soluzione di
continuità, ville meravigliose di epoca palladiana sullo sfondo di vecchi
capannoni industriali in disuso ricoperti di Eternit, insediamenti mega industriali
per costruire i quali sono stati abbattuti centinaia di alberi secolari,
attorno ai quali fanno bella mostra di sé morbide collinette adornate di fiori
che coprono montagne di rifiuti occultati da strati informi di terra ormai da
qualche decina d’anni ma ancora emananti
fetori indicibili, parchi striminziti e asfittici posti al centro dei centri
urbani e soffocati dalla mancanza di manutenzione ma tenuti in vita solo dalla
buona volontà di alcuni bravi cittadini, piste ciclabili fatte di asfalto e
cemento che sfregiano paesaggi una volta meravigliosi e si sostituiscono alla
bellezza della natura per creare percorsi da cui ammirare proprio quella natura
che hanno appena distrutto e così via…Di chi è dunque la responsabilità? Mi faccio
questa domanda perché penso che alcune responsabilità siano ben chiare ed
individuabili e, seppure in proporzioni diverse, chiamano in causa i
legislatori, gli amministratori locali, i progettisti, i costruttori e anche i
singoli cittadini. Nessuno è escluso dallo scempio che si sta compiendo.
Nel prossimo capitolo vorrei parlare di Mogliano in
particolare e fare alcuni esempi che
possono meglio spiegare perché abbiamo tutti, a mio parere, le nostre
responsabilità. Chi più chi meno…
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