MI HA SALVATO JAMBO JAMBO



SECONDA PARTE



Non potendo entrare in camera prima delle 14.00 esploriamo un po’ il villaggio che, fortunatamente, dispone di molte zone arredate con divani, letti, poltrone, di un vasto ristorante di un bar, di piscine, pizzeria italiana, palestra e zona per praticare lo yoga, palme, fiori e piante bellissime in quantità, spiaggia con appositi lettini sotto palme altissime da cui, con un certo ritardo e a mio rischio, ho appreso che cadono i cocchi quando sono maturi, centro benessere, lavanderia, uffici di cambio e turistici per ogni esigenza e persino il “villaggio Masai”, una ricostruzione in scala uno a uno di un “vero villaggio Masai” come dice la pubblicità. Peccato che sia la brutta copia di quello che si può tranquillamente vedere uscendo dal nostro Resort e attraversando la strada… Dall’aeroporto principale di Stone Town la strada che porta a Pingwe, dove siamo alloggiati, è solo in parte asfaltata e, al momento, piena di buche, per cui i numerosi pulmini che fanno la spola  per trasportare turisti nelle nostra zona sono piuttosto sgangherati ma gli autisti sembrano felici. Mi dice M., che vive da diversi anni a Pingwe e che rappresenta la ragione per la quale io e mia moglie ci troviamo qui, che la massima aspirazione dei locali è quella di avere un taxi con cui scarrozzare turisti e la cura con cui ogni taxi in cui entriamo è arredato sembra confermare questa informazione, vorrei avere per la mia Multipla quel coprivolante in pelliccia arancione ma non so se in Italia sarebbe considerato un particolare di “lusso” come da queste parti. Confesso che in tante cose l’edilizia urbana e il parco automobilistico locale mi richiamano alla memoria alcune periferie del nostro sud e non mi sento per niente a disagio, anzi, mi sembra di essere a casa… Anche se, devo dire la verità, un recinto fatto di copertoni non l’avevo ancora visto e non è per nulla sgradevole, nel contesto. Non avendo la camera per riposare approfittiamo dei lettini a bordo piscina dove si è immersa una signora che si lascia mollemente trasportare dalla leggera corrente creata dal vento mentre gli altoparlanti trasmettono musica new age e, un po’ più in là, alcune signore di una certa età si impegnano con giovanotti locali in improbabili esercizi yoga. L’atmosfera è favorevole e dunque ci prepariamo ad un pisolino rigenerante al fresco di questo clima caldo ma non asfissiante e, all’ombra, addirittura gradevole. Neanche fatto in tempo a pensare di chiudere finalmente gli occhi per almeno un paio d’ore che parte la musica a palla dal bar immerso a pelo d’acqua e inizia la fase scatenamento: un’esaltata che pare essere italiana e che non abbiamo mai visto prima ci si avvicina entusiasta di coinvolgerci nella danza del mattino, tutti insieme, a bordo piscina per un inizio della vacanza benaugurante e frenetico. 


Nelle sue intenzioni di animatrice professionale c’è sicuramente un progetto micidiale al quale intendiamo sfuggire immediatamente, ci alziamo con la scusa che la camera è quasi pronta e ci allontaniamo verso la spiaggia, meravigliosa, immensa, bianca come non  abbiamo mai visto e dove il sole picchia duro, tanto che devi indossare per forza occhiali da sole e spalmarti di protezione 50. Uno sguardo al bagnasciuga ci fa immediatamente passare la voglia di fare il bagno, è pieno di ricci e non è sabbioso dunque pericolosissimo, per questo notiamo la presenza di una lunga pensilina di cemento che porta il turista desideroso di immergersi, a circa 200 metri al largo per tuffarsi in un’acqua piuttosto biancastra, non perché sporca ma perché smuove la sabbia finissima del fondale. Non ci resta quindi che occupare qualche lettino lontano dalla piscina e dai rumori del villaggio vacanze per la tanto agognata dormitina, che dici? Che ore sono? Le 11.00, proviamo…