Oggi ho fatto una esperienza scioccante che mi ha spinto a
riflettere sulla creatività, in particolare in ambito musicale, sulla necessità
di essere creativi e sulla capacità di mettere in gioco la propria creatività
per ottenere un risultato nel proprio ambito espressivo (pittura, musica, letteratura
ecc.). La creatività è una forza che viene da dentro e che ti spinge a
soddisfare una esigenza quasi biologica, esistenziale, vitale, senza la quale il
creativo (o l’artista se volete) non esiste, non pensa di vivere degnamente e
utilmente su questa terra. Con sgomento ho verificato come è facile creare automaticamente una canzone con
l’intelligenza artificiale, dando un input semplice al programma: “canzone
d’amore che parli della separazione dalla propria terra, in stile romantico
italiano”. Mi sono spaventato e poi mi sono chiesto, visto il risultato
incredibilmente efficace prodotto dal software in pochi secondi, che
soddisfazione possa mai esserci nel realizzare una canzone in questo modo, per
quanto bella, orecchiabile, perfetta sul piano della composizione e
dell’arrangiamento e perfino nel testo, creata sulla semplice base di un
pensierino di terza elementare. Mi sono chiesto che fine faccia, con questo
procedimento tecnologico infernale, la soddisfazione, il piacere, il godimento
puro che l’autore/musicista dovrebbe provare nel costruire la propria opera creativa,
magari suonando uno strumento. La soddisfazione, il fine ultimo dell’artista
che immagina, progetta e realizza la sua canzone, secondo un percorso teorico e
pratico entusiasmante, fatto di esperienza, competenza tecnica, fantasia,
genialità, ingegno, con l’intelligenza artificiale, viene
completamente cancellata! Che soddisfazione può esserci in chi ha il dono della
creatività se, al suo posto, progetta, compone uno strumento elettronico, una
macchina, che lavora per lui al solo fine di realizzare un “prodotto” qualunque?
Nessuna. Dunque è evidente che il vero artista, il vero musicista
creativo, quello che l’arte e la musica ce l’ha nel sangue e per questo sente
la necessità di esprimersi, non può che diffidare di questo mezzo. Chi invece
ha interesse a realizzare un “prodotto”, per un interesse commerciale o speculativo, lo
farà (e forse lo sta già facendo) solo per questo e senza alcuno scrupolo, ottenendo
risultati estremamente interessanti e facilmente confondibili con quelli
ottenuti da un autore “umano”(penso a Mogol e Battisti…). Dunque molto materiale
musicale che si ascolterà da qui a breve sarà il prodotto di un algoritmo e non
una creazione artistica di un autore e i concerti, di conseguenza, una
pantomima ridicola con soggetti umani che si muoveranno sulla scena, come
burattini, in sincrono con immagini e suoni creati dall’intelligenza
artificiale. Ciò che, in parte, sta già accadendo ma quello che spaventa di
più è che il pubblico, chi fruisce della musica, soprattutto adolescenti, ha
sempre meno strumenti per riflettere su questa manomissione pericolosa
dell’Arte e della creatività umana e subisce questa trasformazione senza
percepirne la gravità assoluta.
