lunedì 26 agosto 2024

"ESSENZA" mostra di Paola Gasparetto e Simone Zambon allo Spazio 5 di Treviso

 


La mostra presso la galleria Spazio 5 di Treviso, che vede esporre insieme Paola Gasparetto e Simone Zambon, una coppia di coniugi artisti, è molto interessante sul piano della forma ma anche e soprattutto su quello dei contenuti, perché rivela la positività del confronto dialettico tra due modelli creativi del tutto diversi e tra due tematiche che, solo in parte, si intrecciano confrontandosi in modo accattivante, per il gusto e il divertimento dello spettatore, non necessariamente esperto e formato alla Storia dell’Arte ma curioso di assistere a questo dialogo pubblico, artistico-familiare che personalmente mi ha interessato per diversi aspetti:

Paola è una docente di Arte con una solida formazione e un forte spirito creativo, impegnata e determinata nel produrre oggetti che molto hanno a che fare con la decorazione e il design, tanto che la carica espressiva dei suoi lavori sta principalmente nel loro aspetto coloristico e decorativo che prevale sulla rappresentazione pittorica la quale, seppure di buona fattura, non costituisce, a mio parere, la componente principale del suo lavoro. Lo spettatore è attratto dall’elemento composto da cornice e dipinto nel suo insieme ma si sofferma soltanto dopo sul contenuto espressivo dell’opera creativa, una scelta di Paola credo determinata dalla necessità di elaborare dei soggetti/oggetti unici che riescano ad incuriosire lo spettatore prima di tutto sul piano visivo (colore, tecnica esecutiva, aspetti decorativi) e poi su quello interiore, entrambi emozionali. In quest’ordine, certamente adatti ad una percezione dell’Arte veloce, dinamica e adatta ai nostri tempi. Non a caso la sua è una esperienza di insegnante che misura il tempo di attrazione di uno sguardo su una immagine nell’arco di pochi decimi di secondo, dunque sa certamente cosa vuol dire richiamare l’attenzione sul significante (la forma) per poi passare al significato (il contenuto). Simone è invece uno sperimentatore della forma e dei segni il cui linguaggio appartiene ad una semantica antica e misteriosa che contrappone ad una materia naturale, sacra, quasi mitologica come il legno, una materia del tutto sintetica, chimica, innaturale, come la resina trattata e lavorata con tecniche avanzate di modellazione e colorazione. Nel suo caso l’opera è di immediata lettura simbolica e l’approfondimento dello spettatore riguarda ciò che l’artista è capace di fare con due materiali così diversi ma nei quali ricerca a tutti i costi la continuità formale ed emotiva. Un lavoro di scultura dinamica e introspettiva che richiama all’esperienza della grande scultura moderna europea e americana del secolo scorso, che forse avrebbe bisogno di spazi molto più grandi per essere fruita appieno nella sua “contorta” bellezza formale ed espressiva. Anche nell’opera di Simone traspare la notevole sapienza artigianale del costruttore di “oggetti” ma c’è nelle sue opere una dimensione onirica e spirituale che rimanda ad un mondo interiore, dell’anima, che sembra sul punto di esplodere in una nuova forma espressiva che raccoglie nel passato più remoto per proiettarsi nel futuro più imprevedibile. Il confronto spaziale tra queste due metodologie, tra questi due linguaggi, tra due mondi tanto diversi sul piano creativo, contenutistico e formale, in uno spazio limitato come una galleria in centro a Treviso, attrae fortemente lo spettatore curioso con il desiderio di capire cosa c’è dietro questo originale connubio artistico e familiare. Probabilmente la forte necessità di parlarsi e di comunicare attraverso parametri creativi, non solo affettivi, su di un piano ancora più profondo, alla ricerca di un equilibrio tra lavoro, impegno quotidiano e passione per l’arte, con l’urgenza di esprimersi al di là delle convenzioni e delle sovrastrutture, in modi e azioni che vadano oltre la consuetudine del quotidiano alla ricerca di una nuova e più completa felicità.